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Gli sposi di Via Rosetti

Gli sposi di Via Rossetti

Ebbene sì non ci crederete ma da ieri ci si può passeggiare, in tutto il comune! Beh io che sono sempre prudente, mi sono detta allora esco dai miei 500 m di raggio e affronto l’ignoto! Raggiungo la casa che fu teatro dei tragici avvenimenti, magistralmernte raccontati da Fulvio Tomizza ne Gli sposi di Via Rossetti.

Inutile che qui stia a raccontarvi chi è e chi è stato nel mondo culturale, italiano, triestino e istriano Fulvio Tomizza, più volte premio Strega, Campiello, Viareggio e premiato in rassegne internazionali anche oltralpe.

Neppure credo, serva dilungarsi sulla trama di uno dei suoi romanzi più belli e conosciuti Gli Sposi di Via Rossetti. Per i pochi che non lo conoscono (leggetelo!) riassumo brevemente la storia.

Anno 1944. 9.00 di sera. 10 marzo. Venerdì.

Una visione in bianco e nero della casa degli sposi di Via Rossetti
La casa degli sposi di via Rossetti

Davanti al civico 31 di via Rossetti, due mezzi delle forze dell’ordine e una piccola folla.

I carabinieri stanno effettuando i rilievi in un appartamento dove è avvenuto un triplice omicidio: due uomini e una donna, uccisi a colpi di arma da fuoco.

Chi sono? Da chi sono stati uccisi? Perchè?

Mistero! Neppure più di settant’anni dopo si è ancora fatta chiarezza, su questo triste e misterioso fatto di cronaca, ripreso a dire il vero anche in alcuni scritti di Boris Pahor, che si vocifera sia apparso anche tra i protagonisti di questa vicenda, (ma non divaghiamo, questa è un’altra storia).

Da questa anonimo e sconosciuto ai più, edificio di Via Rossetti si diparte un trhiller, una spy story, un libro storico, un romanzo verità, un diario delle ultime ore di vita di Danica Tomažič e Stanko Vuk. Due giovani della comunità slovena triestina.

Novelli Romeo e Giulietta? Spie internazionali? Semplici cittadini, caduti nelle maglie di un destino più grande di loro? ingenui ragazzini o tessitori di un piano di strategie internazionali?

Chi erano questi amanti sfortunati?

Stanko Vuk e Danica Tomažič

Stanko e Danica rappresentano probabilmente le due anime di una comunità slovena triestina, che in quegli anni inizia a presagire i germi di una futura guerra fredda. Sono forse i protagonisti d quelle tensioni che sfoceranno in una guerra internazionale o forse sono pedine di una guerra nella guerra, tra slavi, combattuta nell’ombra e nel sangue, tra chi crede riconoscendosi nella Chiesa, e chi invece si affida al socialismo?

O forse no? Forse sono solo ignare pedine di una storia più grande di loro?

Lui Stanko Vuk, originario di Merna, nella valle del Vipacco, figlio di famiglia artigiana, fornitrice di scarponi all’esercito austro-ungarico, è un giovane intelettuale cattolico, espressione di quel partito irridentista sloveno, cristiano-sociale che tanto successo riscuoteva a Gorizia e anche sul Carso.

Pepi S’ciavo

Lei Danica è lasorella di un acceso militante del movimento comunista, ma anche benestante, borghese, figlia di Pepi Tomažič, gestore dell’arcinoto Buffet da Pepi.

Sì proprio lui : Pepi S’ciavo, per i non triestini, uno dei buffet storici della citta più noti, longevi ed amati. Dove ancor oggi si può assaporare la tipica caldaia triestina, di memoria balcanico-austro-ungarica. Se non ci siete mai stati, consiglio vivamente di farci una visita, appena si potrà. Assaggiate il piatto misto, bagnato da una buona birra Dreher, oppure se siete di corsa fatevi un rebecchin, ad esempio luganighe e capuziporzina e cotechin, o un panino cotto, kren e senape, magari con vicino un bicchiere di Terrano! Non ve ne pentirete.

Non divaghiamo però, siamo seri! Qui si parla di Letteratura e di Storia non di Luganighe, anche se a Trieste si potrebbero scrivere trattati su: xe più giorni che luganighe.

Torniamo ai nostri eroi. Stanko e Dani si conobbero nel ’29 e si sposarono. Giovani sposi, si trasferirono nell’appartamento di via Rossetti, non lontano dalla casa dei genitori di lei. Lo sapete che quella villa di via dei Porta, che fu della famiglia Tomažič, è oggi la sede del consolato sloveno., se capitate in zona datele un’occhiata.

La loro vita coniugale, fu breve e travagliata Stanko fu arrestato con l’accusa di congiurare contro il regime fascista a favore di quell’irredentismo sloveno, nemico del comunismo e anche Danica passò un periodo in carcere.

Tornato a casa, pare che Stanko decise di unirsi ai partigiani del OF – il Fronte di Liberazione, ramo locale della resistenza, assieme all’amico Drago Zajc, forse fuggito da Lubiana e dai “rossi” che nel frattempo avevano preso il potere nella sua città.

Screenshot 1
Video sugli sposi di via Rossetti realizzato da premio Mattador e Promo turismo FVG

Qui inizia la parte più misteriosa e dibattuta della storia, ma io in questo non mi addentro, non ne ho le competenze e sinceramente neppure più di tanto mi interessa.

Risultato di tutte queste congiure politiche: la sera del 10 marzo 1944, tre uomini con impermeabile bianco e basco blu, con forte accento sloveno, salirono le scale e uccisero, con numerosi colpi d’arma da fuoco, i due sposi e il loro amico. Unica testimone dell’arrivo del Kommando la portinaia del palazzo.

Chi fossero i membri di quel commando di sicari è tuttora un mistero. La Bela garda, I collaborazionisti sloveni? l’Osvobodilna Fronta? La guardia azzurra? I bianchi? I rossi? Mah lasciamo agli studiosi l’arduo mistero.

Il palazzo di via Rossetti 31

Oggi di questi tristi avvenimenti, come spesso accade negli episodi storici di questa nostra travagliata città, restano pochi ricordi sfocati, nei racconti di chi quegli anni gli ha vissuti, alcuni scritti, e questo bel romanzo, che però essendo romanzo per definizione non è verità e neppure storia.

La facciata del palazzo di via Rossetti 31
Il portone di via Rossetti 31

Poi resto io, che passeggio lungo la via Rossetti, in questi strani giorni di prossimità, cercando di bloccare in uno scatto un grigio e un po’ trascurato palazzo (che restaurato bene, potrebbe dare ancora parecchie soddisfazioni) situato poco dopo la salita di Via Rossetti, riconoscibile per gli sfregi del tempo e per due segni bianchi e rossi con la scritta “U.S.”, uscita di sicurezza, vestigia di un tempo passato in cui indicava a eventuali soccorritori la posizione dei rifugi antiaerei.

Un immagine che mostra il simbolo U.S ancora visibile sulla facciata del palazzo che fu casa di Stanko e Dani
Il simbolo U.S, ancora visibile sulla facciata del palazzo di Stanko e Dani

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