In questi giorni ancora sospesi si fanno cose strane. Lo so, l’ho detto io per prima, il teatro ha bisogno del teatro e il teatro sul sofà non è vero teatro.
Le rappresentazioni hanno bisogno del sipario, del palcoscenico, del pubblico, della suspence, delle prime, insomma guardare uno spettacolo teatrale in streaming o in tv non è partecipare ad una rappresentazione teatrale e si è no una sorta di surrogato.
Teatro sul sofà
Però in certi frangenti anche i surrogati possono avere il loro motivo di esistere, perciò domenica pomeriggio mi sono guardata grazie al teatro Rossetti e alla gradevole iniziativa una stagione sul sofà una pièce teatrale che da tanto tempo mi sfuggiva:
Così domenica, comodamente sdraiata sul divano, mi sono guardata in streaming, i Turcs tal Friul, uno dei primi lavori per il teatro del nostro corregionale (da parte di mamma) Pier Paolo Pasolini.
Lo ammetto ai Turcs ho sempre girato un po’ intorno, nel senso che li ho sempre diciamo evitati. Non perché pensassi fosse opera non degna ma… figurarsi Pasolini, merita sempre, ma per pigrizia, perché un opera totalmente in friulano mi ha sempre spaventata.
I Turcs tal Friul
A dirvi il vero avevo pure ragione, perché, nonostante le mie origini (paterne) furlane e tutti i miei sforzi a capire e imparare la lingua, nelle mie frequentazioni di là de l’aghe, ho fatto fatica a seguire il recitato. Anzi ad essere sincera spesso ci ho capito quasi nulla. Ho anche chiamato papà per una traduzione simultanea, ma spesso si è perso anche lui!
Però l’opera merita e pure molto! La storia fortunatamente la conoscevo e mi ha aiutato a capire.
I Turcs
Il racconto è molto attuale, soprattutto in questo periodo di frastornamento, in cui tutto viene visto come pericolo, i Turchi, che poi da quanto ho capito in realtà erano più slavi (Bosniacchi) che altro, Macedoni, Kosovari, Albanesi che risalita l’ex Yugoslavia a più riprese sono entrati da est per superare l’Isonzo, conquistare e devastare le terre della pianura friulana.
Ascoltando l’argomentare dei due fratelli Colùs (Colussi era il cognome della madre di Pasolini), Pauli il più maturo, quasi imperturbabile, serafico, che capeggia la fazione degli anziani, pronti a sopportare e affidandosi a Dio e Meni, il più giovane e ribelle, pronto a combattere e a difendere la sua terra, fino a morirne, si rivive la storia, la lotta intestina di un popolo.
Le scelte e le contraddizioni di una di Casarsa del 1499 vengono da Pasolini rappresentete in un serrato argomentare tra gli uomini del paese, la Chiesa e le donne che capeggiate dalla madre Lussia si riuniscono in un coro lamentoso, (di ispirazione greca),che scandisce tempi e luoghi .
L’edizione mandata in onda dal teatro Rossetti è quanto meno memorabile.
Uno degli allestimenti storici e fondamentali del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, per la regia di Elio Capitani, messa in scena nel 1996 nel cortile dell’agriturismo Colonos e se ricordo bene mandata in onda anche dalla Rai.
Turcs = Virus
La storia dei Turcs tal Friul cosa ci lascia in questi tempi strani e difficili? Mah sicuramente che l’insegnamento al dibattito è e deve essere sempre attuale.
Aprire, non aprire, affidarsi a Dio, alla scienza, combattere, reagire sono temi molto attuali, nel 1499 (al tempo dell’invasione turca), nel 1944 (durante la II guerra mondiale, quando Pasolini avrebbe scritto l’opera), nel 1976 (quando l’opera, postuma è stata pubblicataa), nel 1995/6 (momento della messa in scena dello Stabile) ma anche nel 2020 quando noi, in questo strano frangente, l’abbiamo rivista.