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Copertina Concerti di Capodanno nella MittelEuropa

I concerti di Capodanno della Mitteleuropa

Quest’anno si sa il Capodanno, come tutte le feste, è stato particolare e molto casalingo.

Allora, chiusa in casa, ho rispolverato vecchie e nuove tradizioni.

Un primo dell’anno chiusa in casa per me ha rappresentato una stranezza, perché oramai da tantissimi anni il primo gennaio è sinonimo di montagna, di fiaccolata, di Camporosso e (per chi non l’hai mai vista ai link troverai articoli sulle passate edizioni). Quest’anno però niente, nonostante la neve e le condizioni probabilmente perfette, nulla, niente Fiaccolata dal Monte Lussari.

I concerti di Capodanno nella MittelEuropa, tra novità e tradizioni

E cosa c’è di più tradizionale a Capodanno di un bel concerto?

Tre concerti!

Beh sì, visto che si deve stare in casa perché non esagerare! Facciamoci un tour tra i concerti di Capodanno della Mitteleuropa.

Allora guardiamoceli tutti!

Partendo dal grande concerto di Capodanno dalla Fenice di Venezia, passano per la tradizione asburgica del Neujahrkonzert di Vienna e finendo nel nostrano Concerto di fine Anno dal teatro Verdi di Trieste.

Andiamo con ordine! Ad aprire le danze la sontuosa sala del teatro Fenice a Venezia, riccamente addobbata e arricchita da splendide composizioni floreali.

Il maestro dirige il Concerto di Venezia tra i fiori

Ovviamente come sempre, non mi addentro nell’analisi della qualità musicale o dell’esecuzione, perché la mia cultura musicale non mi permette di giudicare, a me sono sembrati tutti splendidi concerti. Come sempre Io mi soffermo di più sulle sensazioni e sugli aspetti visivi.

Quindi Fenice promossa a pieni voti, il teatro veneziano è sempre una splendida bomboniera, impreziosito a in questa situazioni da splendide decorazioni floreali, giochi scenici e di luci a cui si è aggiunta, secondo me, una perfetta distribuzione di orchestra e coro a riempire tutto il palcoscenico e sala, facendo quasi dimenticare la tristezza di un teatro vuoto. Il sentimento di tristezza e straniamento è stato probabilmente messo in risalto e accentuato da orchestrali, coro e maestro tutti dotati di mascherina e in molti casi separati da plexiglass. Vabbè quest’anno va così…

La scelta musicale indubbiamente di gran fascino, a me però è risultata un pochino troppo triste. Ok lo ammetto io oggi (almeno oggi) avrei voluto soltanto musiche più che gioiose, allegre, trascinanti, così per illudermi, almeno per un giorno che il peggio sia oramai alle spalle.

Musiche allegre e giocose le ho ritrovate nella sala dei concerti di Vienna, dove un impeccabile maestro Muti ha diretto la Vienna Philharmonic Orchestra nel sempre affascinante tradizionale e travolgente concerto di buon anno austriaco. Qui quest’anno più che mai, abbiamo respirato mitteleuropa, polche, valzer, marce si sono alternate a ricreare atmosfere della Vecchia Europa.

Qui la sensazione di normalitta è stata maggiore, gli orchestrali erano meno distanziati e soprattutto privi di mascherina (obbligatoria invece nei concerti italiani) l’assenza del pubblico si è fatta, però sicuramente notare di più, primo perché la regia austriaca ha varie volte indugiato sulle sedie vuote in sala, secondo perché gli applausi e il battere le mani sono mancati moltissimo soprattutto nei bis e nell’immancabile marcia di Radetzky.

Un allestimento floreale che definire sontuoso è riduttivo e tecnologia hanno cercato di venire in soccorso cercando di colmare il vuoto ma… un mosaico di visi collegati in diretta e soprattutto una sorta di metaforico applauso da parte del pubblico collegato via web, non sono stessa cosa del calore di un pubblico che batte le mani a tempo o si alza in piedi per applaudire.

Per ultimo (ad onor di cronaca, sarebbe invero stato il primo) ho lasciato il nostro tradizionale concerto dal teatro Verdi di Trieste la sera del 31 dicembre.

Che dire? Sicuramente il concerto triestino deve ancora crescere e imparare dai fratelli maggiori ai quali, però ha poco da invidiare.

La scelta musicale mi è piaciuta, si è cercato di puntate su musiche allegre e conosciute, dal can can ai valzer, da Offenbach a Cajkovskij, passando per Gounod, Verdi, Rossini, Puccini, ai quali però si è aggiunto anche un brano inedito: “Christmas tales”, novità commissionata dalla Fondazione del Verdi a Taralli. Il compositore abruzzese torna a Trieste dopo il successo del Castello incantato per raccontare la storia di un fiocco di neve.

Orchestra, coro, soprani, tenori e ballerini si sono alternati sul palco del teatro lirico di Trieste, portando al pubblico, (che ha potuto seguire lo spettacolo, in diretta sulla rete locale Telequattro) una ventata di allegria ed energia.

I ballerini al concerto di fine anno del teatro Verdi di Trieste

Ad aumentare il senso di leggerezza ci ha pensato il duo di Macete, Flavio Furian e Maxino (per l’occasione bravi presentatori della serata), che hanno intercalato alla musica un repertorio di loro schetch e personaggi.

Forse nella presenza dei siparietti comici, personalmente ho ravvisato un po’ di noia. Le seppur divertenti scenette sono, a mio avviso, risultate poco pertinenti con il resto della serata e alla fine, hanno rotto il ritmo togliendo smalto alla musica.

Ma l’abbiamo detto all’inizio: il concerto triestino è fratello minore degli spettacoli internazionali di Venezia e Vienna. Come tutti i bravi fratelli minori, deve imparare, prendere spunto e perchè no copiare le cose migliori, crescendo e diventando così un ulteriore pezzo di tradizione dei concerti benaugurali della nostra MittelEuropa .

Mi permetto di consigliare per gli anni successivi un allestimento floreale, magari un pochino più imortante e vistoso, perché il palco così risultava vuoto e piuttosto grigio. Poi, sperando non serva piu, le prossime volte, crepi l’avarizia compriamo delle mascherine tutte uguali per i nostri maestri, magari rosse e con l’alabarda che sarebbero belle e pure ben augurali…

Prosit e Buon anno a tutti!

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