Io personalmente il giorno della Befana non l’ho mai festeggiato!
Mi offendo però se non mi fate gli auguri… reputo questa la vera festa della donna, anzi mi onoro di pensare questo come un mio secondo compleanno! Sì perchè in fondo per quanto possiamo essere belle, interessanti, fascinose, sicure (o reputarci tali) tutte noi donne, in fondo in fondo (forse non lo ammetteremo mai), ma un po’ Befane ci sentiamo sempre.
Allora benvenga un giorno in cui poter dire:
GRAZIE! Sono Befana e me ne vanto!
L’Epifania e i suoi Pignarul nelle tradizioni del Friuli Venezia Giulia
L’Epifania dicevo, prima di divagare, è una festa che non mi è mai appartenuta (tranne qualche aperitivo ballando attorno al pentolone con le amiche) ma che negli ultimi anni ho molto rivalutato, perché ho scoperto essere ricca di tradizioni e suggestioni, anche qui in Friuli Venezia Giulia. Da quando poi questi avvenimenti mi sono stati preclusi, beh che dire la voglia di riviverli si è fatta ancor maggiore.
Ma torniamo alle nostre Befane e alle tradizioni in Friuli Venezia Giulia.
Il Friuli Venezia Giulia oramai lo sappiamo è terra dalle mille tradizioni e anche il giorno dell’Epifania non è da meno.
Se a Trieste la Befana regala suggestioni interculturali come la suggestiva processione dei fedeli greco ortodossi al Molo Audace, con il lancio della croce e il successivo tuffo in mare, a cui ultimamente si è aggiunto il rito pagano del Clanfin della Befana, tuffo organizzato goliardicamente a Barcola, è in Friuli che ho trovato le tradizioni più genuine e personalmente anche più divertenti.
Negli ultimi anni mi sono divisa tra Pignarul e Petrcha Baba.
Come dite? cosa sono? Non conoscete queste tradizioni?
Vabbè provo a spiegarvi, poi magari i prossimi anni vi porto con me a viverle di persona (speriamo…).
I Pignarul in Friuli Venezia Giulia
Iniziamo con i Pignarûl, in alcune zone della bassa friulana detto anche Cabosse, o Selma in bisiacaria (la terra tra i due fiumi, più o meno per capirsi la zona del molfaconese – sì lo so non è proprio così, ma devo pur semplificare, se no faccio un articolo solo sulla bisiaccheria – il ché potrebbe essere un’idea)o ancora foghera, casera, palavin, fogaron, fugarizze, boreon, ecc… che tradotti in italiano dovrebbero essere pressapoco dei falò di inizio anno.
Come avrete potuto capire, già dal nome, la faccenda Pignarul in Friuli è complessa. Infatti ogni paese, ogni frazione, ogni famiglia ha le sue tradizioni e le sue interpretazioni e pure la propria data, però di una cosa in Friuli si è sicuri il Pignarul da indicazioni sull’anno che verrà.
Sarà forse per questo che quest’anno tutti i Pignarul, o quasi, sono stati annullati?
Non divaghiamo!
I Pignarul nelle tradizioni dell’Epifania
Il falò di inizio anno o Pignarul si tiene la vigilia dell’Epifania (o in certe zone il giorno dell’Epifania, è questo il caso del Pignarul Grant di Tarcento, il rito più importante e famoso del Friuli Venezia Giulia) ed è un enorme pira, sulla cui cima viene posto un fantoccio dalle fattezze di una strega, spesso accompagnato anche da petardi, che alla fine scoppiano con un gran rumore.
Dal fuoco i più anziani, detti anche saggi, in base alla tipologia ed all’orientamento del fumo e delle faville, riescono a trarre previsioni sull’anno che sta per cominciare.
Ovviamente esiste un detto:
«Se il fum al va a soreli a mont,
cjape il sac e va pal mont.
Se il fum al va a soreli jevât,
cjape il sac e va al marcjât»
Traduco che neppure io se no capisco:
«Se il fumo va a occidente, prendi il sacco e vai per il mondo [emigra].
Se il fumo va a oriente,prendi il sacco e vai al mercato [a vendere il raccolto]»
Prendiamo il tutto con le pinze, perché non mi stupirei di sapere che esistono altri detti magari diversi e pure contrari… ma stando a questo se il fumo va ad est l’anno sarà difficile, se va ad ovest sarà buono.
Ovviamente così sarebbe troppo facile; per quello esistono gli esperti, i saggi, che in base a impercettibili segnali delle prime faville o di che so io, riescono a predire con esattezza (?) il futuro.
Questa tradizione molto sentita in tutto il Friuli (Venezia Giulia) è presente anche in larga parte dell’Italia settentrionale, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e questa usanza sembra abbia origine da riti purificativi e propiziatori, diffusi in epoca pre-cristiana, celtica.
Pignarul e Beleno tradizioni celtiche
Il Pignarul sembrerebbe infatti legato all’adorazione di Belanu (o Beleno, o ancora Belanus, “colui che è luminoso”, o “Dio luminoso”), una divinità pagana, protoceltica legata alla luce, capace di influenzare la luce solare e di conseguenza, lagricoltura, la temperatura, il raccolto, l’allevamento.
I Celti, sembra accendessero dei fuochi, bruciando un fantoccio rappresentante il passato, per ingraziarsi la divinità. Mentre il falò ardeva, i contadini in cerchio gridavano e cantavano formule augurali.
Cabossa ad Aquileia
Il culto di Belanu era il fulcro della religiosità dei Carni; culto particolarmente sentito anche ad Aquileia dove vi era un tempio a lui dedicato, infatti proprio ad Aquileia l’accensione della Cabossa è una delle manifestazioni più interessanti di questa giornata.
Tradizioni in Friuli Venezia Giulia Pignarul a Lignano
Una manifestazione che io amo moltissimo e che quest’anno mi manca tanto, è il tradizionale falò sulla spiaggia di Lignano, anche qui il Pignarul da auspici per l’anno appena nato, ma soprattutto si colora di suggestioni particolari, come solo il mare sa dare…
Se non avete mai avuto occasione di vederlo andate a rileggervi l’articolo dello scorso anno su moonlightloren what a wonderful world, magari scoprite che vi piacerebbe il prossimo anno assistervi.
Quest’anno niente non potremo viverlo, camminare sulla spiaggia di Lignano resterà solo un sogno (come vi racconto in questo mio articolo per FVGlive il Blog del Friuli Venezia Giulia) e non possiamo neppure visitare il presepe di sabbia, che viene allestito lì vicino.
Se per il Pignarul non c’è nulla da fare, per il presepe si può ripiegare sulla versione on line.
Lo so non è la stessa cosa, ma provate a dargli un occhiata, vi sorprenderà!
Il tour virtuale ha aumentato, in me, ancor più la coscienza di cosa ho perso, facendomi apprezzare, i particolari, il messaggio, lo sforzo e l’amore profuso da chi l’ha creato.
Quindi quest’anno abbiamo passeggiato virtualmente tra presepi e Pignarul del passato appuntamento per il prossimo anno a rivivere queste emozioni o a scoprire nuove tradizioni come le Varvuole a Grado o la Petrcha Baba a Tarvisio, la scelta è tanta e io non vedo l’ora di rivederle dal vivo e di potervele raccontare.