Negli ultimi anni, il 10 febbraio, in occasione del giorno del ricordo vi ho portato in giro per l’Italia a vedere e riflettere su questa giornata che tanto divide e tanto accende ancora gli animi e i sentimenti e non solo dei triestini.
A Trieste questa, come il 27 gennaio, giornata della memoria, (di cui abbiamo parlato pochi giorni fa) è un’altra data, capace di lacerare le coscienze, portando la città e i suoi abitanti a rivivere una delle sue tante cicatrici, così difficili da dimenticare.
Senza voler entrare nella retorica e senza soprattutto voler fomentare polemiche e odi mai sopiti, noi pensiamo sia giusto ricordare e riflettere sempre su tutti gli errori e gli orrori del passato, nella speranza che non si ripetano mai più.
Ma vediamo un po’ cos’è questa ricorrenza, riconosciuta fin dal 2004, dalla Repubblica Italiana e per farlo ci facciamo aiutare dalla onnipresente Wikipedia
Il giorno del ricordo dell’esodo giuliano-dalmata, delle foibe e delle tante persone scomparse.
Il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. Istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, vuole “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
fonte Wikipedia
Se lo scorso anno vi abbiamo portato a visitare la mostra virtuale: Il confine più lungo ,
e due anni addietro siamo andati al cinema a vedere il discusso film Red Land,
quest’anno restiamo a Trieste e il 10 febbraio, in occasione del giorno del ricordo, andiamo a teatro a vedere o rivedere Magazzino 18, il memorabile spettacolo di e con Simone Cristicchi diretto da Antonio Calenda.
Magazzino 18 al teatro Rossetti di Trieste
Infatti in occasione del suo decennale quest’anno Magazzino 18 torna dove tutto è nato, al teatro Rossetti di Trieste.
Ma cos’è Magazzino 18?
Chiediamo aiuto al sito del teatro Rossetti che lo definisce:
Uno spettacolo memorabile: nel 2013 al Politeama Rossetti debuttava “Magazzino 18” con Simone Cristicchi diretto da Antonio Calenda. Affrontava in una forma teatrale nuova, definita “musical civile”, il racconto del destino di quasi 300 mila persone che – dopo il trattato di pace del 1947 con cui l’Italia perdette vasti territori dell’Istria e della fascia costiera – scelsero, davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni, di lasciare le loro terre natali destinate ad essere jugoslave e proseguire la loro esistenza in Italia.
Simone Cristicchi visitò al Porto Vecchio di Trieste il Magazzino 18, e restò colpito da questo toccante “luogo della memoria” che raccoglie tante piccole, umili testimonianze della quotidianità: sono le cose che le famiglie di esuli portarono via dalle loro case, con l’intento di riappropriasene dopo lunghi periodi di incertezza, sospetto, di povertà nei campi profughi o di viaggi lontani… Una delle più dolorose pagine della storia del Novecento, parlò così attraverso la musica, la recitazione di Cristicchi e attraverso la dimensione poetica che Calenda impresse allo spettacolo. E le polemiche e tensioni che precedettero il debutto, si sciolsero ogni sera in commozione, applausi e sold out.
A dieci anni da quel debutto, e in concomitanza con la Giornata del Ricordo, lo Stabile ripropone un’edizione-evento di “Magazzino 18” impreziosita dalla prestigiosa collaborazione con la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”, la cui Orchestra sarà protagonista nelle sole repliche a Trieste, diretta dal Maestro Valter Sivilotti.
[teatro Il Rossetti di Trieste]
Ma vediamo anche come viene definita questa strana opera teatrale nel sito ufficiale:
Magazzino n. 18. Racconta di una pagina dolorosa della storia d’Italia, di una complessa vicenda del nostro Novecento mai abbastanza conosciuta e se possibile resa ancora più straziante dal fatto che la sua memoria è stata affidata non a un imponente monumento ma a tante, picole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità. Esse sono perciò ancora più vive, più emozionanti. Una sedia, accatastata insieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”; simile la catalogazione per un armadio e poi materassi, letti e stoviglie, fotografie, giocattoli, altri oggetti, altri numeri. Beni comuni nello scorrere di tante vite interrotte dalla storia e dall’Esodo: con il Trattato di Pace del 1947 infatti, l’Italia perse vasti territori dell’Istria e della fascia costiera e circa 300 mila persone scelsero – davanti a una situazione dolorosa e complessa – di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane.
Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale e quanta sofferenza intere famiglie impacchettarono le loro cose lasciandosi alle spalle le case, le città, le radici. Davanti a loro difficoltà, paura, insicurezza, e tanta nostalgia come quella che pervade lo spettacolo di Simone Cristicchi.
[Magazzino 18]
Per chi non l’avesse mai visto… un piccolo assaggio
Ma cos’è in realtà il Magazzino 18?
Magazzino 18 è uno dei vecchi edifici commerciali che si trovano nel porto vecchio di Trieste.
Quello che all’epoca austro ungarica, veniva chiamato “porto nuovo”, fu progettato tra il il 1868 e il 1887, dall’ingegnere francese Paulin Talabot, (progettista anche del porto di Marsiglia), oggi si compone di 23 edifici, tra questi anche il Magazzino 18 diventato famoso per essere diventato l’emblema dell’esodo istriano-giuliano-dalmata.
Qui infatti per molti anni si è custodita la memoria delle genti che hanno lasciato le loro case in Istria, Fiume e Dalmazia nel secondo dopoguerra.
In realta per decenni, nei meandri del porto abbandonato di Trieste si sono nascoste, quasi a volerli cancellare dalla memoria e dalle coscienze, cataste di mobili non reclamati da chi, in cerca di un nuovo destino, non avendo ancora una casa dove collocarli.
Qui nel freddo di una zona in disuso per tanti anni si è nascosta una storia che molti hanno voluto far scordare.
Anche grazie a Magazzino 18 di Cristicchi queste masserizie hanno iniziato a riconquistare la coscienza e lo spazio nella storia che gli compete.
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